Cerimonia
La Chiesa Abbaziale di S. Maria Maggiore in Ferentino è uno dei monumenti più insigni di tutto il Lazio e tra le prime chiese in stile gotico-cistercense costruite in Italia, e tra quelle anche meglio conservate. Sorge sopra i ruderi e le testimonianze di altri edifici di culto cristiani: la "Domus Ecclesia", la Chiesa del IV-V secolo, e la Chiesa del IX secolo. Di questa Chiesa si conserva una dedica fatta da Papa San Leone IX (1049-1054).
Le precedenti Chiese sono state Cattedrali della Diocesi di Ferentino fino al 1108. Erano - secondo un modello che ritroviamo ancora in Santa Lucia e nella vecchia Sant'Ippolito - a due navate: centrale e laterale a monte, come si può vedere nei resti sottostanti l'attuale edificio.
Non abbiamo documenti scritti circa la data di costruzione dell'attuale Sacro Edificio, perché andati distrutti in varie vicende. Tra le varie ipotesi, l'autore di queste note propone come data indicativa, l'anno 1150, poiché proprio in quell'anno il Pontefice Eugenio III "in questa città, nella Chiesa di S. Maria Maggiore, consacrò molti Vescovi", come risulta da un documento dell'Archivio Vescovile di Ferentino che richiama e completa quanto attestano le "Cronache di Fossanova". La costruzione è opera dei Monaci Cistercensi presenti nella zona (in Fossanova, Ferentino, Casamari e paesi vicini) a cominciare dal 1135 circa, da quando cioè San Bernardo di Chiaravalle, con la protezione e sotto la spinta del Papa Innocenzo II, venne qui a rinnovare l'ordine benedettino secondo la riforma cistercense e qui trapiantò alcuni Monaci francesi (tra gli altri: Oberto e Gerardo poi qui consacrati Vescovi da Eugenio III) per promuovere ad un tempo la vita religiosa nel basso Lazio e costituire una sicura difesa del Papato contro l'antipapa Anacleto II e contro il suo protettore, Ruggero II, re normanno dell'Italia Meridionale.
Sotto l'attuale Altare, durante i lavori degli anni 1951-1955, è stata rinvenuta una lapide che testimonia dell'esistenza di una "Domus Ecclesia" nella casa di Valerio Gaio; casa distrutta nella persecuzione di Diocleziano - anni 303 e 304 -, proprio perché luogo di culto cristiano.